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Diario di scuola

DAD: poca didattica, tanta distanza.

Io quest’anno in classe non ci sono mai entrata, sono in maternità da inizio ottobre, ma credo che se ci fossi entrata e mi fossi ritrovata a lavorare in questa modalità a distanza sarei parecchio scontenta.

Per carità, capiamoci, lo so benissimo che la chiusura delle scuole era necessaria per contenere il contagio, così come so benissimo che ogni istituto ha cercato di fare del suo meglio per rispondere a questa emergenza, però dai racconti di amiche e colleghe emerge come questa “Didattica a distanza” (DAD per gli amici) sia molto poco funzionale.

Quando si è iniziato a parlare di scuola online sono subito rimasta perplessa. Come si può pensare che questo sistema di scuola sia adatto per dei bambini della scuola primaria? Non è chiaro come questo implichi un impegno e uno sforzo enorme da parte delle famiglie?

I racconti che ho sentito sono quelli di genitori stanchi e stremati, che non sanno più come alternarsi tra smart working e compiti dei figli. Sono quelli di docenti che non sanno più cosa inventarsi per rendere accessibile i contenuti a tutti gli studenti. Perché chi ha pensato che la DAD fosse una buona idea non ha fatto i conti con la realtà: non tutti i bambini e ragazzi posseggono dispositivi che permetta loro di accedere, e magari stampare, ciò che gli insegnanti mandano. Non tutti i bambini hanno genitori che possono o sanno seguirli nell’esecuzione dei compiti.

La scuola pubblica ha un’importantissima funzione sociale: livellare le disparità, lavorare a favore dell’equità (che è diversa da uguaglianza!) e garantire a tutti un’istruzione adeguata. Questo diritto, il diritto dell’istruzione aperta a tutti e gratuita è decisamente venuto meno con la DAD, perché non tutti possono accedere alla scuola online, e soprattutto non è gratuita! C’è bisogno almeno almeno di dispositivi che permettano l’accesso e una connessione internet.

La DAD non è didattica. La DAD è solo distanza. La didattica ha bisogno di vicinanza. Una buona didattica si basa sull’osservazione e l’ascolto dell’alunno per capire come meglio veicolare i saperi verso di lui. Si basa su esperienza diretta e condivisa, elementi fondamentali per un apprendimento significativo!

E l’inclusione? Quel sistema scolastico inclusivo di cui siamo tanto orgogliosi? Come è possibile essere inclusivi con la DAD?

In questi giorni si sta cercando un modo per ripartire a settembre in tutta sicurezza, e mi auguro che vengano trovate soluzioni sensate perché chiedere a dei bambini di 3, 6, 10 anni di mantenere la distanza sociale dai propri amici è cosa assai difficile.

Così come chiedere a dei docenti motivati di tornare a strutturare le aule per banchi singoli a distanza di un metro l’uno dall’altro e costringerli ad una sola didattica frontale significa non saperne un bel niente di come funziona la scuola e di come avviene l’apprendimento.

AlberoAlato

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