Complicare è facile
Semplificare è difficile
Così inizia una poesia di Bruno Munari che Gianfranco Zavalloni ha citato nel suo famoso libro La pedagogia della lumaca (Emi, 2008).
Semplificare è difficile perché bisogna saper togliere, ma per saper togliere bisogna saper priorizzare. La Marie Kondo che si trova in ognuno di noi direbbe di tenere solo ciò che ci procura gioia, e a me questa cosa piace tantissimo.
Nell’epoca della scuola dei mille progetti, dei mille interventi di esperti esterni, del “non c’è tempo” credo che più che mai l’opera che ogni insegnante debba svolgere sia quella di dare priorità a poche esperienze di valore che vadano nel profondo, che mettano al centro i bambini e che permetta loro di sviluppare competenze.
Quando sento docenti preoccupati perché non riescono a finire il programma mi chiedo come mai, a 12 anni dall’uscita della prima versione delle Indicazioni Nazionali per il curricolo, non sia ancora entrata in pieno nel sistema scuola la consapevolezza che non esista più un programma. Abbiamo oggi delle Indicazioni che ci permettono di ridurre il numero di contenuti, di scegliere sulla base del territorio, delle esperienze degli alunni e dei loro interessi a cosa dare priorità, senza correre delle maratone infinite per tentare di concludere tutto il libro di testo entro giugno.